Suburbia era la zona più malfamata dell’antica Roma, dove prostituzione e delinquenza regnavano su tutto. La Roma di Sollima non è molto diversa dalla cloaca di duemila anni fa. Ora a farla da padrona c’è la malavita organizzata, la politica corrotta, la droga, la prostituzione, la Chiesa, con alcuni esponenti, e l’anarchia contro ogni potere costituito che dovrebbe controllare e punire, ma che invece, è connivente.
Un politico, malato di sesso, provoca la morte di una minorenne e questo fatto innesca una serie incatenata di eventi che vedono l’ultimo membro della banda della Magliana, il Samurai, come eminenza grigia a muovere i fili, ma che non risparmiano nessuno. Il piano Waterfront per cementificare Ostia è un pretesto per espandere il potere, ma gli stessi fili, deboli, che tengono uniti i vari miserabili della storia sono quelli che fanno cedere le fondamenta sotto i piedi alle loro certezze di morte e inganno. Un sistema corrotto non si può sostenere a lungo e così l’annuncio di Ratzinger a voler lasciar il trono di Pietro e l’imminente crisi di governo di Berlusconi del 2011 fa crollare il castello di carte tenuto in piedi con lo scotch dai “piccoli cesari” della Roma moderna.
Il film insiste e dirige lo sguardo verso un mondo marcio dove solo la morte e la vendetta sono la risposta a tutti i problemi, senza dare alcuna speranza di redenzione o di onestà. Un film cupo dove la legge è bypassata dal potere e dai soldi che però, inevitabilmente, perdono di valore al minimo cedimento della struttura su cui poggiano.
Roma è un catino dove l’eterna pioggia che cade, la fa affondare e affogare e dove il sangue si mescola come in un veleno che percorre l’organismo fino a corromperlo tutto, necrotizzando l’ospite malato e morente.
Nonostante i molti pregi narrativi e la coralità dei personaggi raccontati, Suburra è una discreta storia all’italiana dove il potere e il malaffare sembrano legati a filo doppio e dove non c’è molta speranza di resurrezione. Il film poi si incastra sfortunatamente nel periodo peggiore per Roma Capitale la cui situazione di eterno disordine ha dato risonanza a questo impegnativo film, tratto dal romanzo omonimo di De Cataldo.
Il difetto maggiore è l’eccessiva cattiveria dei personaggi che risultano ridicoli, soprattutto nei dialoghi. Solo una sospensione della incredulità ci può far credere che la gente agisca in quel modo e parli così. Il finale, che non sveliamo, è troppo buonista, volendo dare una finta vittoria-redenzione ai personaggi meno improbabili che ottengono la loro vendetta.
La nota di merito è soprattutto per la regia, sempre presente e intelligente e la recitazione dei tre protagonisti. Favino su tutti si è calato nel politico con uno studio azzeccato di tonalità di voce e intensità di sguardo. Amendola è abbastanza credibile, mentre Germano è spontaneo, ma non molto approfondito.
Una Roma oscura che, ci chiediamo, vedrà mai la luce del giorno?
Suburra
regia: Stefano Sollima
attori: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti, Antonello Fassari, Jean-Hugues Anglade, Adamo Dionisi, Giacomo Ferrara
genere: drammatico
nazione: Italia 2015
durata:130′
Ramsis D. Bentivoglio
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